{TESTO}
MANLIO TUMMOLO - UN INASCOLTATO
BIOGRAFIA

Manlio Tummolo nasce a Trieste il 26 luglio 1948, ultimo di quattro fratelli (due sorelle, Rosalba e Marisa, ed Ezio), da Giovanni ed Anna Spagnolo. Giovanni Tummolo, scrittore autodidatta e dipendente presso i Magazzini Generali del Porto di Trieste, ha goduto di una certa fama nella città ed in Italia dagli Anni Trenta agli Anni Sessanta, ma ancora in questi ultimi anni è stato studiato, soprattutto per le teorie letterarie giovanili (Futurismo e Movimento Letterario d’Avanguardia), a livello accademico; fu autore di tre romanzi, di un poemetto e di vari saggi di dibattito filosofico, nonché di un libro tuttora inedito di teoria politica. Affrontò anche argomenti di natura metapsichica o di parapsicologia, il cui interesse aveva ereditato dal padre Vincenzo, a sua volta letterato, ed autore e traduttore di opere sullo spiritismo; sua madre Anna Grimaldi, a causa di una grave malattia (presumibilmente leucemia) lo lasciò orfano a soli 9 anni, con molti fratelli dei quali era l’ultimogenito.

La madre di Manlio, Anna Spagnolo, era invece figlia di un ufficiale di carriera, pugliese, morto nel 1945 nel Campo Ospedale di Fullen in Germania, dopo essere stato catturato dai Tedeschi nel 1943 a seguito di un attentato contro di essi, durante il viaggio di ritorno a Zero Branco (Treviso), dove risiedeva la moglie Andreina. Carmelo Spagnolo fu così tra i 600.000 militari italiani, rifiutatisi di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Il padre di Andreina, Leopoldo Furlanetto, mazziniano, e giornalista politico, fu da giovane renitente alla leva austriaca (come Oberdan), per cui dovette emigrare in Piemonte, e rientrò nel Veneto solo nel 1866. Anna Spagnolo, madre esemplare e legatissima ai figli, era apparentemente poco espansiva, ma sempre preoccupata in tempi non facili di dare il necessario alla famiglia .

La vita della famiglia Tummolo fu abbastanza serena fino al maggio del 1962, quando Ezio venne trovato morto, dilaniato da un treno, sul cavalcavia ferroviario di Barcola (periferia di Trieste, sul mare), apparentemente suicida. Come poi risulterà moltissimi anni dopo al fratello Manlio dalla lettura del fascicolo giudiziario, in soli quattro giorni il magistrato competente, con pochi generici interrogatori e senza indagini accurate (assenza di un’autopsia che, pure, già allora il Codice di Procedura Penale prevedeva in casi di morte violenta) in contrasto con le risultanze dell’ispezione visiva del cadavere, seguendo la testimonianza di due persone, limitandosi alla pura apparenza (presenza di un biglietto di addio e qualche frase detta occasionalmente), considerò il caso risolto, mentre era evidente che si trattava dell’omicidio di un ragazzo, ancora minorenne per quei tempi (aveva appena compiuto diciotto anni), simulato da suicidio. Tale conclusione si raggiunge con ragioni che per ora non è possibile spiegare in dettaglio. La disgrazia colpì duramente la famiglia Tummolo, che ne risentì da allora in poi, praticamente per sempre .

Nel 1964, a soli sedici anni, Manlio Tummolo si iscrisse all’Associazione Mazziniana Italiana, dedicandosi allo studio di opere mazziniane. Nel 1967, si diplomò presso l’Istituto Magistrale Statale di Trieste, “Amedeo Duca d’Aosta”. Dal giugno 1968 al settembre 1969, fu impegnato nel servizio militare prima al C.A.R. di Casale Monferrato, poi a Trento nel Genio. Terminato il servizio militare, si iscrisse alla Facoltà di Magistero dell’Università di Trieste, al Corso di Laurea in Pedagogia, partecipando anche attivamente per due anni ai vari Comitati studenteschi ed intervenendo in più occasioni nelle Assemblee, opponendosi spesso ai gruppi marcusiani e marxisti, allora di moda. Nel febbraio 1971 partecipò anche al Congresso di Roma dell’Associazione Mazziniana, venendo eletto alla Direzione Nazionale, che però potè frequentare, per vari motivi, solo in un’occasione. Proprio in quell’anno, vinse il concorso magistrale nella Provincia di Pordenone, ottenendo come sede d’insegnamento la Scuola elementare “Dante Alighieri” di Sesto al Reghena, dove operò per dodici anni, con l’eccezione del 1974/75 quando fu incaricato nel ruolo normale ordinario a Chions, altro Comune della Provincia, alla “Berengario Ortis”. Proprio nel 1975 si laureava con 110 e lode, in Storia della Filosofia con la tesi su “La Filosofia di Giuseppe Mazzini”.

Nel 1977, partecipa al Congresso di Napoli dell’A.M.I., intervenendo sul tema “Quale Europa neghiamo e quale Europa vogliamo”, rifiutando fin da allora le troppe mistificazioni ed abusi sull’europeismo, considerando i vari Consiglio d’Europa, MEC, CEE ed attuale Unione Europea, più di ostacolo all’unità europea, federale e repubblicana, che reali fasi di passaggio alla stessa. Nel 1978, come insegnante sostenne, sul piano della politica scolastica, la protesta dei genitori di Sesto al Reghena e Marignana, che volevano conservare la sede distaccata della locale Scuola Media, cercando anche appoggio nella sezione udinese dell’A.M.I. e nella sezione pordenonese del P.R.I., la quale in modo particolare orientò il proprio parere sulle decisioni centralizzatrici della locale Democrazia Cristiana (ciò del tutto in barba alle tradizioni decentraliste dei due partiti…). Invece, Manlio Tummolo trovò un appoggio, quantunque limitato, presso la Lista per Trieste, alla quale - proprio per tale atteggiamento – aderì in quegli anni, mirando ad un’espansione del fenomeno che egli qualificò come “civismo politico”, ovvero diretta e consapevole partecipazione dei cittadini alla vita politica.

Il 2 ottobre 1979, muore il padre Giovanni al Sanatorio di Aurisina (TS) per gravi problemi polmonari .

Sulla base di questo principio ovvero l’impegno diretto dei cittadini che richiede però una notevole cultura ideologico-politica e sociale, nel 1980 contribuì notevolmente alla costituzione a Sesto al Reghena della Lista Civica Friuli Occidentale, seguendo il modello della Lista triestina, ed alle elezioni comunali di quell’anno riuscì ad ottenere oltre l’11 %, due seggi su 20, di cui il primo fu il suo. Viceversa, il tentativo di presentare una lista alle contemporanee elezioni provinciali di Pordenone non riuscì per lo scarso interesse degli stessi aderenti e per l’indifferenza dei dirigenti della L.p.T. . Restò quindi consigliere comunale fino al 1982, mettendo spesso alle corde il sindaco e la Giunta attraverso continui interventi orali e scritti (interrogazioni e mozioni) e attraverso ore di disponibilità offerte ai cittadini (una alla settimana, presso il Municipio). Questa attività, tuttavia, quando colpì gli interessi di alcune persone, anche tra gli aderenti alla L.C.F.O., trovò opposizione, se non boicottaggio, sicché nel 1982 diede le dimissioni dal Consiglio, mantenendo però ancora per un anno la segreteria politica della Lista. Nel 1983 vi furono le elezioni regionali, presentandosi l’occasione per la creazione di una Unione delle Liste Civiche del Friuli-Venezia Giulia. Vi furono più incontri a Palmanova che sembrarono portare a buon frutto, ma i dirigenti della L.p.T. convinti che “le vecchiette di Trieste non avrebbero riconosciuto il Melone nel nuovo simbolo (l’aquila romana del Friuli-Venezia Giulia)”, preferirono presentarsi da soli in tutte le province: ovviamente per l’Unione delle Liste Civiche (che raggruppava i soli movimenti friulani) i risultati furono del tutto insufficienti, ma per la L.p.T. iniziò l’inarrestabile decadenza, con la secessione di alcuni suoi dirigenti. Manlio Tummolo, invece, sosteneva che la partecipazione diretta dei cittadini (ovvero, il “civismo politico”) era del tutto possibile, ed i fatti successivi, con la costituzione delle varie Leghe che confluirono pochi anni dopo nella LEGA NORD, lo dimostrarono largamente, anche se l’indirizzo di quest’ultima (federalismo nazionale, secessione, ecc.) non era da lui approvato, essendo piuttosto favorevole ad una grande Lega Italiana estesa a tutta la penisola .

Con il 1983, Tummolo rinuncia dunque alla politica elettorale, ed esce dai vari gruppi di cui aveva fatto parte, dedicandosi allo studio ed alla preparazione per i Concorsi a cattedre, e ritorna a Trieste. Sempre nel 1983 pubblica anche la IV Sezione della sua tesi col titolo “LA QUESTIONE SOCIALE nel quadro di un sistema filosofico mazziniano”, con i tipi dell’Editrice P.A.C.E. di Cremona, senza risultato sul piano delle vendite, neppure tra gli stessi mazziniani o repubblicani. A Venezia, nel 1987, vince il Concorso a cattedre per Filosofia, Scienze dell’Educazione e Storia, ottenendo una cattedra presso il Liceo Classico Maxisperimentale di Schio “Giacomo Zanella”, dove rimane però solo un anno. Nel 1988, è trasferito su sua richiesta presso il Liceo Scientifico “Galileo Galilei” di Trieste, con il cui preside comunista staliniano ridipinto da democratico (di “sinistra”) avrà però molti scontri. Intanto, le varie tensioni degli ultimi anni, malgrado la giovane età (40 anni !) gli procurano una grave angina pectoris, tanto da essere operato nel 1989 e costringerlo alle dimissioni nel 1990 dalla Scuola statale. Nel 1993, sentendosi relativamente meglio presenterà domanda di riammissione che, grazie alle falsificazioni - debitamente, ma inutilmente querelate - dell’ex-suo preside, non viene accettata, seppur presentata a Treviso (e qui, plutocrati e sindacalisti non si lamentino delle “pensioni-baby”, visto che lo Stato non sempre accetta tali domande, benché le dimissioni non siano dovute a problemi di comportamento e relative sanzioni, bensì a fatti di salute o per ragioni familiari, o altro: anzi un solerte dirigente del Ministero P.I. non perse l’occasione di offendere lo stesso prof. Tummolo, perché egli, qualche tempo dopo, aveva insistito che le richieste di riammissione, salvo ovvie ragioni disciplinari, venissero sempre accettate dallo Stato, e parlando non per sé ma per tutti i colleghi pensionati precoci e “pentiti”). La “favola” di quel preside si concluse, l’anno dopo del suo pensionamento, con un processo - conclusosi poi misteriosamente (forse con patteggiamento) - per appropriazione indebita sulle gite scolastiche da parte di quel dirigente e del suo vicario: veramente cosa splendida !

Nel 1990 collabora con l’amico Rino Di Meglio (ex-collega universitario e di lavoro) alla costituzione dell’Associazione Nazionale Contribuenti, e più tardi del Sindacato Autonomo Magistrale, aderente alla Gilda degli Insegnanti, partecipando intensamente a varie attività e scrivendo regolarmente (ma gratuitamente !) articoli sulla rubrica “L’Indice” del settimanale di annunci di Trieste e Gorizia “Il Mercatino”, attività che terminerà nel 2001 (in seguito ad una sua “requisitoria” contro automobilisti pubblici e privati che vìolano il Codice della Strada, che susciterà prima pesanti reazioni di elementi sindacali e di singoli lettori, e poi la sollecitazione della Rivista stessa a moderare i termini, minacciando “censure”, cosa che Manlio Tummolo non poteva accettare, per cui la collaborazione finì del tutto) .

Nel mese di gennaio 1995, muore sua madre Anna e nel mese di novembre la sorella Rosalba, più anziana di lui di 11 anni, a Torino .

Nel 1996, Manlio Tummolo ebbe occasione di parlare con la ragioniera Franca Zuliani figlia di Bruno, allora già deceduto, uno dei pochi sostenitori della sua battaglia per una Lista Civica unita a livello provinciale e regionale. Essa ed il suo vicino ed amico ing. Sergio Gregorat erano stati sottoposti da alcuni anni a vessazioni, in quanto rivendicavano giustamente l’uso esclusivo delle loro proprietà (come previsto dal Codice Civile), mentre le parti opposte, largamente sostenute dall’Amministrazione comunale, dalle cosiddette Forze dell’Ordine locali, da schieramenti politici di vario orientamento (quando si tratta di violare la legge per legami personali, tutti i partiti sono uniti, indipendentemente dalle loro vantate ideologie), non solo pretendevano ma quasi sempre ottenevano abusivi vantaggi nell’uso di tali proprietà, perfino con l’espropriazione di parti private, con i più volgari e beceri pretesti. Da questo fatto, e da ulteriori episodi (per altro, non ancora cessati, malgrado processi, campagne di stampa, azioni di protesta anche alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ecc., autorità tutte unite nel non curarsi dei deboli e nel sostenere soltanto i forti), Manlio Tummolo aveva presentato nel 1997 varie querele e denunce contro i responsabili di tali vessazioni, fra cui il locale maresciallo dei carabinieri. La cosa spaventò l’amico Rino Di Meglio, per cui anche in tal caso Tummolo preferì dimettersi dalle due associazioni, e formare con Franca Zuliani e l’ing. Sergio Gregorat un Gruppo Promotore dell’UNIONE POLITICO-SOCIALE DEI CONTRIBUENTI. Lo stesso Tummolo venne poi coinvolto in alcuni processi (le sue querele o sparirono del tutto o vennero archiviate, prova della benevola “imparzialità” della Magistratura tra chi ha potenti appoggi (ancorché imbecille o delinquente…), e chi viceversa non li ha. Tutti questi episodi e lo studio teorico del cosiddetto “Diritto” comprovano che questo non è affatto fondato su principi di “Giustizia”, come ritengono ingenui profani, né sull’applicazione, più o meno seria, della Legge, ma solo ed esclusivamente sull’uso e l’abuso della Forza. La celebre bilancia non rappresenta affatto il rapporto tra colpa/delitto e pena, ma tra il più forte ed il più debole, così intesi secondo l’arbitrio dei magistrati. Naturalmente, viene data ragione al più forte e torto al più debole: solo per caso, un tale metro di valutazione può coincidere con i criteri della Legge ed ancor meno con quelli dell’ideale Giustizia .

Sia al fine di realizzare un antico progetto, sia per riuscire a comprendere i tortuosi meandri del cosiddetto Diritto, Manlio Tummolo, nel settembre 1999, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trieste (indirizzo pubblicistico, da lui preferito anche se le materie obbligatorie diverse erano soltanto quattro-cinque, rispetto all’indirizzo “forense”, e comunque intercambiabili). Tra angioplastiche, due operazioni dermatologiche, problemi giudiziari ed altro, Tummolo si laurea nel marzo 2007 in Diritto Comune (Storia del Diritto medioevale e moderno) con 94/110, voto non ottimo, ma comunque soddisfacente considerata l’enorme differenza nella mentalità tra chi ha compiuto studi umanistici e chi quelli giuridici. L’argomento concerneva un tema molto delicato e poco esaminato : “La Problematica Giuridica tra tolleranza e repressione politica nella Francia Rivoluzionaria (1792 – 1795)”, di oltre 800 pagine, e che attualmente sta arricchendo di ulteriori analisi che per ragioni di tempo e di spazio aveva rinviato .

Residenza

Alla fine di aprile del 2007, si è trasferito a Pozzecco di Bertiolo (Provincia di Udine) dove attualmente risiede .
    
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